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I dispenser, i film di Rocco e l'Apollo

Detesto l'immancabile momento quando uso un dispenser di disinfettante e il getto parte con potenza inusitata in direzioni completamente casuali.


Ieri, al supermercato, lo schizzo parte mancando completamente la mia mano e finendo per terra e (in parte) sulla scarpa di uno sconosciuto che mi ha grugnito il suo (giusto) disappunto per aver subito la (copiosa e involontaria) disinfezione di una calzatura.


Oggi, sul lavoro, due differenti dispenser e un uomo (io) che non ha imparato nulla dall'esperienza e che si fa sorprendere ancora una volta. Anzi, due.


Il primo dei due dispenser eroga due differenti getti, con una biforcazione che (mancando ancora una volta in gran parte la mia mano) crea un'opera d'arte trasparente quanto probabilmente priva di forme di vita sul pavimento, degna di un astrattista.


Il secondo (ore dopo) proietta un getto potente che stavolta quasi prende la mia mano. Quasi. Il getto risulta tanto forte da rimbalzare sul metatarso con uno splashdown degno del rientro in atmosfera di una missione Apollo, spargendo in tutte le direzioni gocce viscose. Una parte (quella che non ha rimbalzato) ha colpito nell'ordine: scrivania, maglione, sedia da ufficio, monitor, fax, cassettiera, pavimento.


L'opera finale prodotta da questo secondo dispenser è stata accolta con quel giusto livello di sdegno che solo la totale inesistenza delle più svariate creature divine ha impedito di trasformarsi in strali letali dal cielo; il volume sonoro è stato così alto che mi individuavano per ecolocazione e ho al contempo ottenuto una precisa mappa con la posizione di ogni insetto nella stanza, come per i pipistrelli. Sembrava non più quella di un pittore bensì quella di una troupe di attori specializzati reduci dalle scene finali tratte dal set di un film di Rocco, dove candidi getti potrebbero raggiungere chiunque in modi anche rocamboleschi e a distanze notevoli.


Ora ho provveduto a pulire gli ugelli. Non quelli degli attori, quelli dei dispenser.