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Editori, scrittori, lettori e il mercato



Forse non tutti sanno che ben prima di pubblicare il mio primo romanzo lavorai nell'editoria, socio di una casa editrice (per ben 11 anni, non un'ora e mezza). Riviste, libri, fiere... Ho visto cose che voi uman...

No, okay, niente pipponi e niente "ai miei tempi!", promesso.


Da sempre, lo scopo degli editori può essere duplice: fare cultura (rassegnandosi a basse vendite, sopravvivendo di sponsorizzazioni pubbliche o di fondazioni, sovente) o sperare di vivere di mercato (la qual cosa implica obbligatoriamente cercare di vendere molto).


In questo secondo caso, un autore emergente è sempre un enorme rischio.


Non ha importanza quanto sia bravo/a, è sempre un terno al lotto. A meno che non sia già famoso. Un tempo era fama mediatica generalista (TV, giornali), oggi vale la stessa cosa per il web: ho notato che molti libri di successo arrivano da persone diventate famose su Instagram e quindi passate a pubblicare.


Intendiamoci: ho diversi titoli di questa origine che ho acquistato io stesso perché validi, ma capite il mercato?

Chi vuole vendere bada al fatto che lo scrittore abbia già un suo pubblico prima ancora di pubblicarlo.


Come quando si andava a suonare nei pub e ti chiedevano quanta gente ti portavi dietro, mentre tu speravi di trovare nuovi fans (praticamente sarebbe stato meglio chiedere soldi agli amici e fargli feste private, già che ci si era, mi sarei sentito meglio).


Non è che non capisca editori e librai: se ci vuoi vivere, non puoi far finta che i soldi non valgano, devi trovare un sistema, qualcosa che richiami. Conosco (dall'interno) diversi meccanismi e personalmente questo è comprensibile. Eppure ci si deve rassegnare al fatto che solo alcuni editori saranno disposti a rischiare su autori poco noti o poco social, o con basse tirature, che raramente verranno esposti nelle librerie, perché i conti a fine mese bisogna pagarli (o far contenti gli azionisti).


L'unica soluzione possibile è, per chi desidera cose diverse da questa, rassegnarsi a cercare e informarsi. Pure non demonizzare ebook o l'online, perché ci sono cose che è raro trovare in libreria, a meno di ordinarlo (ma allora già lo conosciamo, no?) ed è anche questo comprensibile.

 
 
 

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