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L'incontro


Sono in cucina, senza le tende alle finestre, come quando sono a lavare. Fuori c'è il Sole che splende caldo, ma dentro la temperatura è così così, né calda né fredda. Dalla porta entra papà. È in carne, l'andatura determinata di chi sta bene pur con gli acciacchi, sembra più giovane di quanto non sia, è la mia impressione. "Beh, perché mi guardi così?", mi dice. Sono perplesso, c'è qualcosa che non va ma non riesco ad afferrare cosa. Lui si siede e comincia a guardare fuori dalla finestra. Resta lì, come confuso, e guarda fuori come se fosse strano. Io resto muto, non riesco a focalizzare. Passa del tempo così, lui guarda fuori e io guardo lui. Poi ci arrivo e, in dialetto, gli dico: "Papà, sei mancato l'anno scorso a quest'ora, cosa ci fai qui?" Non è vero, sono solo alcuni mesi, e me ne rendo conto mentre pronuncio le parole, ma non sono completamente lucido, aggrotto le sopracciglia come per cercare di schiarirmi le idee. Lui si volta a guardarmi e dice qualcosa, tipo un "Ma allora perché?", che non capisco bene. Il suo viso diventa più pallido e, mentre lo carezzo, mi svanisce tra le mani. Ho a malapena il tempo di dirgli "Ti voglio bene, papà", non so nemmeno se sia riuscito a sentirmi, che la sua figura è scomparsa. E io mi sveglio.

A.

P.S.: un bell'articolo che parla di lui e lo ricorda bene, con i suoi