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Affrontare le difficoltà della vita

Recentemente mi sono sentito dire che sono forte, costante, determinato, che il mio esempio è stato di incoraggiamento. E altre cose. Complimenti che fanno da incoraggiamento a loro volta, di certo.

Voglio però spendere due parole su questa cosa.


Sono stato povero (storia lunga, che include lavoro in proprio, crisi, chiusura, debiti) e non lo sono più. Sono stato affondato da storie di dolore, malattia e morte. Ma sono sopravvissuto. Per un pelo (e non senza aiuto). Ho perso 50 kg a 50 anni e ora (con mia stessa sorpresa) ho un fisico notevolmente migliorato, è vero.


Essere stato determinato, aver cercato di impugnare la mia vita e migliorarla, non è stato facile e di sicuro è un lavoro che non finisce mai. Per ogni successo (o presunto tale) ci sono mille intoppi, mille volte la vita ci schiaffeggia e ci rimanda indietro, al punto di partenza o ancora più indietro.


Ma nessuno dimagrisce, studia o si allena al posto nostro. Stavo per dire anche “lavora”, ma sul lavoro c’è un discorso a parte da fare e non è questo il mio scopo. Essere freddi, insensibili, nascondere le proprie paure, ansie, emozioni, non è essere forti. Essere forti è prendere coscienza di queste cose e trovare il modo di procedere ugualmente. Ciò che intendo dire è che non dovete pensare che io non soffra di ansie, timori, delusioni, dolore o insicurezza. Ma per il mio stesso bene non li nascondo: li affronto e trovo la forza dentro di me di procedere.


Alex Zanardi disse che ciò che differenzia l’uomo (da un animale*) è resistere e trovare la forza di fare ancora quei cinque secondi in più, un metro in più nella Maratona. L’idea di migliorare la propria vita deve trovarci così: non “voglio diventare milionario” (o “campione di chissacosa” o equivalente) ma trovare la forza di volontà per resistere altri 5 secondi. Poi altri 5 e altri 5... obiettivi sfidanti ma non irraggiungibili ci aiutano a perseguire quelli più difficili. Perdere 5 kg in due mesi era il mio, non “perdere 50 kg e avere addominali scolpiti”. Tanto per fare un esempio.


Non è un cazzo facile.

No: non lo è affatto, lasciate che ve lo dica, e il successo non è assicurato.

Magari si potesse abbassare il livello di difficoltà della vita.

Ma nessuno suderà al posto nostro.


Non datevi per vinti, non smettete di cercare di migliorare. Anche se la vita ci schiaffeggia con violenza (e in questo periodo è particolarmente evidente). Resistete ancora quei cinque secondi. Poi altri cinque. Finché avete respiro.


Voglio concludere con le parole di Italo Calvino: “L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.”




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