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Scrutare il futuro

Scrutare il futuro e cercare di non risultare puerilmente poco lungimiranti è difficile. La storia della fantascienza ci mette in guardia: Verne credeva di trovare un’atmosfera e degli abitanti sulla Luna e faceva volare i suoi esploratori grazie a un cannone gigante. Oggi sappiamo che l’impulso iniziale di un supercannone ucciderebbe all’istante detti astronauti, che le radiazioni nello spazio potrebbero cuocerli, che sulla Luna… ci siamo capiti.


Scrutare il futuro alla ricerca di nuove tecnologie senza dire cavolate eclatanti o non ricadere in luoghi comuni, banalità o idee già ampiamente trattate da altri scrittori, è davvero un’impresa difficile. Facile per me inserire la realtà virtuale, dopo aver letto Gibson. Facile inserire tunnel spaziali, stargate, teletrasporto e navi “a curvatura”, dopo aver visto film e telefilm come Star Trek e Stargate. Facile, ma col rischio di un effetto di déjà-vu sempre lì, in agguato, che potrebbe annoiare il lettore.




L'EFFETTO "MAGIA"

Come ci mette in guardia lo stesso Isaac Asimov (in particolare nel volume “Antologia Scolastica”), se si vuole parlare di fantascienza e non di space fantasy, inoltre, bisogna talvolta tentare di distaccarsi dall’effetto “magia”, la facile scappatoia per chiunque si dedichi al genere fantastico: la magia (anche mascherata da “scienza”) può essere comoda, perché permette di usare l’inspiegabile. Renderà il romanzo molto di “fanta” e poco di “scienza”, che si parli dell’armatura invulnerabile (un richiamo evidente a nibelungici artefatti), dell’arma molto letale (novelle armi eredi di Excalibur), di energia infinita (il Graal di sempre), di un’astronave-che-va-dove-voglio-ma-non-ti-spiego-come-perché-non-lo-so-manco-io (l’effetto Pegaso).


Arthur Clarke fa notare come una tecnologia sufficientemente sviluppata sia indistinguibile dalla magia (pensiamo alle tecnologie coinvolte nei nostri smartphone anche solo visti da un uomo di due secoli fa e vedremo che ha ragione). Ma se ciò lascia diverse libertà d’azione, comunque non ci autorizza a fingere sempre che la fisica non esista.


Distaccarsi dalla “magia-sotto-falso-nome” è davvero difficile, ma è un tentativo che credo vada fatto, pur tenendosi stretto l’elemento di fantasia e rammentando che non si sta scrivendo un trattato scientifico (che, se avessimo ragione e fossimo davvero in grado di vedere certe cose del futuro, ci varrebbe un Nobel), ma al contempo violando lo stretto necessario di principi scientifici (almeno quelli di conoscenza comune).


Ad esempio: se arrestassi istantaneamente la caduta di una persona a pochi centimetri dal suolo (effetto scenografico parecchio abusato, soprattutto nel genere fantastico supereroistico) la ucciderei comunque, non importa se non ha impattato (quindi fermare un uomo istantaneamente a pochi centimetri dall’impatto senza ferirlo è magia); se un uomo con un’armatura futuristica sbattesse al suolo precipitando (e non avesse provvidenziali “smorzatori inerziali” all’interno) morirebbe, perché uno strato di metallo non proteggerebbe dai danni causati dal dover dissipare molta energia in pochissimo tempo/spazio (quindi se lo usiamo come elemento narrativo si tratta nuovamente di magia). E così via.



FANTASCIENZA CONSAPEVOLE

Credo fermamente che l’uso di una “fantascienza consapevole”, il tentativo di non violare troppi principi scientifici, possibilmente, andrebbe fatto senza appesantire la lettura a chi legge, perché lo scopo principale resta quello di fornire intrattenimento e svago, così un po’ di magia è inevitabile. Pur se un po’ di contenuto “di spessore” non guasta mai, l’obiettivo resta far viaggiare con la fantasia, non appesantire con pretenziose spiegazioni (che comunque, come già visto, avranno sempre i loro limiti).

Gli scrittori davvero bravi ci riescono, ma di sicuro non è un lavoro facile nemmeno per loro. Io ci ho provato e spero (siccome siete giunti a leggere questa nota) di esserci riuscito almeno in modo passabile.



LA MIA OPERA

In questo contesto, per tornare a noi e non divagare troppo, ho voluto cercare di progettare un “universo nuovo” che riflettesse la mia passione per la fantascienza “classica” di Dick, Asimov, Heinlein e gli altri, ma senza scopiazzarli (quantomeno queste le mie intenzioni). Ci sono elementi che spero essere originali e non esageratamente “magici”, pur con inevitabili richiami non troppo esotici a elementi di fantascienza “assodati” (il movimento a velocità superiori a quella della luce, ad esempio), dal momento che adorando gli autori classici (soprattutto la space opera con cui sono cresciuto e ho sognato) mi faceva piacere gettare lì qualche nostalgico richiamo.


INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Nel cercare di capire come si potrebbero comportare delle creature aliene (e le intelligenze artificiali), non si può non tentare di partire dall’unica cosa che si conosce, sebbene ancora in maniera imperfetta, e cioè l’umanità.

Le correlazioni corpo-percezioni e corpo-mente che ho sfruttato attingono dagli studi psicoanalitici di Freud e Jung, approfonditi da letture di Marty, Mahler, McDevitt, Gaddini, McDougall, Didier Anzieu, Assoun, Aron Anderson, Ogden, Resnick, Grotstein.


Tanti autori, tanta letteratura di settore, tanti studi molto diversi tra loro raccolti in quasi due secoli da persone che vi hanno dedicato l’intera vita. Neanche volendo potrei tentare di saperne più di loro o di innovare il loro pensiero, così mi sono limitato a prenderne spunto, con qualche libertà talvolta eccessiva, me ne rendo conto. Ho però voluto tentare di incuriosire, di fomentare domande nella speranza che qualcuno, attratto da un argomento piuttosto che da un altro, senta il desiderio di approfondire.


La cosa che condusse, più o meno consapevolmente, il me adolescente verso la scienza.


Il romanzo non è ancora disponibile, aggiornerò il post con le novità in merito per gli interessati (che possono seguirmi su Facebook o su Instagram, eventualmente, per tempestive informazioni in merito). Intanto vi posso annunciare ufficialmente che apparirà (non so ancora i dettagli) tra le collane di fantascienza pubblicate da Delos.

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