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Oro e argento, doppia valuta, doppi problemi

Premettendo che sono appassionato di Storia ma ho dei severi limiti in economia moderna, voglio dire la mia sulla situazione attuale (stare nell'Euro/uscire dall'Euro, scrivo questo pensiero nel 2018) e commentare non tanto le intenzioni generali ma effetti a lungo termine di cui studio da anni (ho cominciato per documentarmi sui romanzi che scrivo; data la premessa non ritengo altro che opinione ciò che tento di semplificare qui).

Mi spiego.

Il problema che io vedo è che se a svalutarsi è un sistema onnicomprensivo (cioè colpisce tutti con la stessa valuta) l'impoverimento è meno percettibile dagli strati bassi della società. Un esempio? La crisi negli USA.

Se però c'è una doppia valuta (io vengo pagato in valuta debole ma gli industriali e/o le altre nazioni si tengono quella forte) io vengo pagato, che so, in lire ma poi devo acquistare beni (che so, energia dall'estero, o petrolio) e pagarla in dollari o euro, allora a me costerà sempre più (perché per "recuperare competitività" svaluterò, così come per stampare altra moneta svaluterei; se esageriamo si può finire come lo Zimbabwe, il cui denaro ormai vale così poco che nessuno lo usa più e si usano i dollari americani anche per gli acquisti quotidiani). In pratica acquisterò sempre meno cose comunque di necessità che non posso procurarmi diversamente (carburante per auto o furgone, il riscaldamento, l'elettricità), mentre chi ha beni in valuta forte (investendo per esempio in titoli di Stato esteri) sentirà vantaggi.

Ovvero: chi è comunque ricco avrà vantaggi.

Chi è povero avrà svantaggi e chi è medio-piccolo (acquista in valuta forte ma viene pagato in valuta debole, come piccoli industriali o artigiani) rischia di subire i maggiori danni. Persino quando la valuta era legata al valore intrinseco della moneta (oro e argento, separati comunque da differenze estrattive non controllabili) accadeva (la crisi economica di Firenze del 1300, cfr. "Il Fiorino e il quattrino: la politica monetaria a Firenze nel trecento", vedi bibliografia): i salariati (pagati in argento) perdevano potere d'acquisto e i più ricchi (che effettuavano solo scambi in oro, valuta forte; medici, avvocati e lanaioli, i grandi industriali del tempo accettavano solo di essere pagati in oro o equivalente; come dire: voglio essere pagato in dollari americani o equivalente col cambio attuale indifferentemente dalla tua valuta di origine) diventavano sempre più ricchi (lo Zimbabwe tentò inutilmente di arginare questo fenomeno facendolo diventare illegale, ma senza risultati apprezzabili nella loro corsa verso il disastro).

Non è nemmeno una questione di economia moderna, ecco cosa intendo.

Noi poveri minchioni ultimi nel carro dovremmo fare attenzione a volerci staccare da un sistema stabile.

Vi siete chiesti perché gli USA non mettono una valuta diversa per il Texas e una per lo Utah (nonostante le indiscutibili differenze interne, talvolta persino più accentuate rispetto a quelle tra stati europei) ma tengono una valuta unica? Perché una valuta comune forte, con pregi e difetti, è stabile e ha vantaggi innegabili negli scambi con l'estero se sei uno che deve acquistare molto (e noi dobbiamo acquistare oltre l'80% dell'energia, elettricità o gas, da sempre).

Oppure ci ritroveremo come nel 78, con 25% di inflazione, mutui delle case proibitivi, una scala mobile mai adeguata in tempo agli aumenti di prezzo e nessuna possibilità di recuperare (se non puramente teorica) senza le austerity da lacrime e sangue (di cui la mia giovinezza era costellata, la povertà era davvero tantissima, o non ci sarebbe stata tanta emigrazione). Concludendo, se fossimo in un sistema ideale, sarebbe pure una bella manovra (ma quasi qualsiasi cosa "in condizioni ideali" è probabilmente una figata). Ma parliamoci chiaro: l'Italia non è mai stato un Paese ideale, lo vediamo ogni giorno.

E a me l'idea di venire (di nuovo) pagato in valuta debole spaventa mica poco...

Bibliografia citata:

"Il Fiorino e il quattrino: la politica monetaria a Firenze nel trecento", di Carlo Maria Cipolla.

Altra bibliografia consigliata:

"Storia economica dell'Europa pre-industriale", di Carlo Maria Cipolla.

"Storia facile dell'economia italiana dal medioevo a oggi", di Carlo Maria Cipolla.

La situazione economica del dollaro dello Zimbabwe, da wikipedia:

https://it.wikipedia.org/wiki/Dollaro_zimbabwese

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