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Autore ed Editor, coppia vincente


Chi conosce le mie opere e mi segue dal primo romanzo ("Orologeria", uscito nel 2012 nella sua prima versione senza editor) e ha letto le opere successive si sarà indubbiamente reso conto di un grande passo in avanti fatto già dal secondo romanzo ("L'Aeronave per Marte", uscito diversi mesi dopo il precedente). La prosa era più matura, lo stile più definito... La maturazione è tanto evidente che nel 2016 anche il primo romanzo della serie "Le Ombre di Marte" ha visto nascere una nuova versione che lo riportasse in stile con i seguenti.

L'Editor, per un autore, può davvero fare la differenza.

È normale che ogni autore pensi di poter fare a meno di questa figura professionale, che la propria prosa sia perfetta e che il romanzo cui si lavora da tanto tempo uscirà privo di errori esattamente come lo abbiamo pianificato. Eppure non è quasi mai così. Un po' come dire "sto bene, vado dal medico solo quando sto male" e non fare un check-up periodico. Non sempre ci rendiamo conto di quando il nostro corpo ha bisogno di aiuto, è saggio fare controlli periodici ed è altrettanto saggio far verificare un'opera da qualcuno.

Non intendo fare un trattato, mi limito a raccontavi la mia esperienza. Potrebbe aiutare quelli tra voi che sperano di poter vedere pubblicata una propria opera, tanto per cominciare, perché certamente l'autore esperto non vedrà nelle mie parole niente che non sappia già, probabilmente anche in maniera più approfondita.

Chi sono io?

Se siete qui a leggere queste parole, probabilmente già lo sapete. In ogni caso vi dico che scrivo dal 1982 (prima pubblicazione sulla rivista "Rune" nel 1987, credo, o forse 1986?). Nel 1991 un premio alla Fancon per un racconto di fantascienza (il primo non si scorda mai), nel 1993 divenni socio di una casa editrice, con cui lavorai come grafico, impaginatore, redattore e ricoprii vari ruoli fino al 1999. Nel frattempo (tra il '97 e il 2001) lavorai anche nel campo della tipografia e serigrafia. Così sapete che nella mia esperienza c'è anche l'opinione "da piccolo editore", non solo quella "da autore".

Come si trova un buon editor e qual è il suo compito?

Io voglio distinguere tra correzione di bozze e editing vero e proprio. La prima la può fare anche un amico volenteroso che conosca la lingua. La seconda ricopre un ruolo più delicato: interfacciarsi con l'autore, aiutarlo a maturare stilisticamente, trovare eventuali buchi logici nelle trame e scovare quei difetti (magari solo potenziali, in caso ci si faccia seguire durante la stesura del testo) che a un correttore di bozze potrebbero non risultare evidenti o sembrare non rilevanti. E anche trovare i refusi, sì, ma quello è un compito che può svolgere agevolmente una persona con ruolo meno impegnativo. Un lettore potrebbe perdonarvi un refuso, ma difficilmente lascerà passare indenne un eventuale problema di trama.

Come si trova? La cerchia di amici a volte offre qualcuno adatto, altre volte è meglio rivolgersi a completi estranei, che non siano legati a voi da "diplomazia forzata" (cioè che non temono di offendervi, perché è un rischio che si deve essere disposti a correre) e che possano essere completamente onesti. Costa? Beh, se chiedete a qualcuno di lavorare (e per fare l'editor non basta dare una lettura e dire "bello!") non dovete aspettarvi che lo faccia gratis o per visibilità, sebbene talvolta accada. Ma ricordate: se pagate qualcuno potete pretendere qualità che non dovreste aspettarvi da un'attività su base "pro bono", a titolo di favore. Se avete una casa editrice alle spalle e siete andati più in là della prima pubblicazione, probabilmente è un servizio che vi viene offerto. Frequentemente, però, un autore ancora non noto o anche chi lavora con case editrici minori(*) avrà necessità di trovarlo per proprio conto.

(*) Nota: non sempre il servizio di editing offerto da una piccola casa editrice è all'altezza del compito, specialmente quando a svolgerlo è qualcuno che fa mille altre cose. Non è sempre pessimo, intendiamoci, ma non è necessariamente scontato che sia davvero un valido aiuto.

Qual è la qualifica richiesta?

Non mi sento di definire una regola generale, ma nella mia opinione (avendo ricoperto diversi ruoli all'interno dell'editoria) lavorare con un editor è come cambiare allenatore per una squadra sportiva: non è garanzia di successo, perché se non c'è qualità nella squadra non può fare miracoli, ma il contributo che può portare è essenziale per ottenere dei risultati. Non bisogna essere buoni autori per essere buoni editor, né essere buoni editor per essere buoni autori. Ma, a mio avviso, è molto complicato (per non dire estremamente raro, per quanto conosca qualcuno che ricopre bene ambedue i ruoli) essere un buon editor per se stessi. Sebbene si possa fare un buon lavoro iniziale (e l'esperienza aiuta) trovo auspicabile procurarsi un buon collaboratore, valorizzerà le nostre opere.

L'esperienza è certamente un fattore importante, quando si deve sceglierne uno. Un professionista esperto, di cui potete leggere da qualche parte, è una garanzia migliore (non assoluta, perché non esiste, proprio come nell'esempio precedente: una buona squadra e un buon tecnico non sempre trovano la chimica giusta tra loro), ma sarà potenzialmente più costoso e con meno tempo a disposizione (ovvero rischiate una lista d'attesa). Un titolo di studio specifico sarebbe inoltre raccomandabile (non necessariamente in lettere: se scrivete di Scienza o la citate nelle vostre opere, ad esempio, un editor dovrebbe non essere estraneo all'ambiente) anche se non è sempre indispensabile.

La critica costruttiva.

Uno dei ruoli fondamentali di un buon editor è la critica costruttiva: il capitolo che amiamo, che ci rende orgogliosi, a volte funziona solo nella nostra testa, magari per un lettore risulta ridondante o necessita di ritocchi più o meno pesanti per funzionare. Noi non siamo abbastanza obiettivi per decidere da soli, non importa quanto ci riteniamo tali con noi stessi, tendiamo sempre a essere auto-indulgenti. E soprattutto sappiamo già cosa vogliamo dire, ciò non ci rende lucidi analisti. Solo qualcuno che ancora non lo sa può aiutarci a scoprire se funziona tutto davvero. Quindi sì, a volte lavorare con un editor può essere frustrante, può costringerci a modificare (o persino tagliare, talvolta) cose che ci sembravano da Nobel per la letteratura (o perlomeno discuterne). Ma, a conti fatti, ben difficilmente erano così valide, se l'editor ha avuto da ridire. È un po' come riconoscere che nostro figlio si comporta male a scuola: meglio non negare il problema (per quanto ci possa sembrare infondato), meglio cercare di approfondire quanto c'è di vero, anche se amiamo la nostra creatura. Bisogna scendere a patti con l'orgoglio, quando si lavora, perché è meglio ricevere la critica costruttiva di un editor (prima della pubblicazione) che quella feroce di un lettore che ha investito soldi e tempo a leggervi e che ne risulta deluso. Talvolta capiterà ugualmente, è vero (ho letto critiche feroci e assurde anche ad autori oggettivamente splendidi, da Stoker a Camilleri, da Tolkien a... Dante!), ma con l'aiuto di un buon editor questa eventualità viene mitigata di molto.

Professionisti e non.

Rivolgersi a editor professionisti è certamente una garanzia di qualità, eppure proprio perché professionisti, il loro tempo può essere limitato dalla coda di lavori con cui hanno a che fare. E possono anche dirvi che non è il genere che fa per loro o che non possono seguirvi. Non state comprando un kg di pane al supermercato, state potenzialmente impegnando una persona per diverso tempo.

A volte l'editing può essere fatto tra colleghi: quando ho partecipato alla stesura dei due capitoli della serie "Trainville" (in collaborazione con Alain Voudì), l'editing è stato fatto incrociato: lui editava la mia parte, io la sua. Il lavoro che ne è uscito è di qualità, ne sono soddisfatto. Lavorare con Alain è stata un'esperienza stimolante.

La mia esperienza personale.

I miei primi editor, storicamente, furono l'amico Daniele (giornalista professionista) e mio fratello Duilio (anche lui giornalista professionista e scrittore). Ambedue bravi, volenterosi, professionali, ma non poterono accompagnarmi nella stesura dei romanzi, cui mi sono dedicato solo dal 2012. Nel 2012 avevo scritto un romanzo, D. e D. non mi potevano aiutare (editare un romanzo richiede molto lavoro, nonostante i rapporti che ci legano non potevano dedicarmi così tante attenzioni), feci da solo e se anche il romanzo ebbe un successo insperato nonostante l'assenza di un editor, rivelò anche la necessità di trovare di nuovo qualcuno che ricoprisse quel ruolo.

La sorte volle che l'amico Diego Rapacciuolo, persona intelligente, buon amico, puntiglioso e scientificamente preparato, venisse ad occupare temporaneamente un ruolo di portineria presso la stessa azienda per cui lavoro (in aeroporto) e che avesse tonnellate di tempi morti tra le sue attività. Così, quasi per caso, gli feci leggere le bozze di un nuovo romanzo, lui decise di aiutarmi ("così saprò in anteprima come continua la storia") e siccome si aveva tempo per discutere dei contenuti nelle pause dalle reciproche attività, ecco che nacque un lungo sodalizio. Questo confronto mi fu assolutamente essenziale nell'evoluzione dello stile che avevo scelto di usare. Fece un grande lavoro cui poi aggiunsi dei refusi (siccome alla fine ero sempre io l'ultimo a toccare la tastiera del PC). A Diego devo molto: mi ha aiutato a evitare le cadute di stile, a focalizzare sulle cose importanti e non divagare, tanto per dire due cose importanti. Grazie a lui, ai suoi rilievi e alle nostre chiacchierate sono cresciuto davvero molto e molto in fretta, letterariamente parlando (e la necessità di interventi "di contenuto" è andata progressivamente scemando nel tempo, grazie a questo continuo confronto).

Siccome la vita ci abitua ai cambiamenti (non sempre, fortunatamente, in peggio), anche per lui il "periodo complicato" è migliorato, il criceto ha girato la ruota della vita e finalmente ha potuto trovare un lavoro più adatto alle sue qualifiche (e che ovviamente non poteva che pagare meglio di quella occupazione temporanea da cui è riuscito a emanciparsi), così è diminuito drasticamente il tempo a sua disposizione: l'ultima collaborazione è stata infatti per "I Servi di Tuonetar".

Una convention (VaporosaMente) mi ha permesso di incontrare un editor professionista ("L'Aggiustalibri", Anna Pullia), che si è offerta di lavorare sulla mia (all'epoca) prossima opera. Decisi di non attendere e di sottoporre finalmente a revisione "Orologeria" (perché l'idea che si cominciasse a leggere una mia opera proprio da quella meno matura mi infastidiva). Il lavoro che ne uscì (datato 2016, la versione attualmente in distribuzione) non fu di contenuti, dato che era un'opera esistente: fu letteralmente rimettere a posto la prosa e renderla coerente con le opere successive. Si è rivelato un apporto molto soddisfacente, al punto che ne usufruirò ancora in futuro (per i romanzi Steampunk, specialmente), almeno sono queste le mie intenzioni.

Quasi contemporaneamente, siccome stavo lavorando al "Ciclo dei Negromanti", mi trovavo a dover avere bisogno anche di un secondo editor e la fortuna ha voluto farmi incontrare Sabrina Colombo, che mi aiutato con "Le Spade di Tuonetar". Sebbene ambedue queste collaborazioni siano nate da poco e per il momento siano limitate a un solo romanzo, mi sono trovato bene con ambedue. Troverete meno refusi (credo nessuno o quasi), a differenza di altre mie opere in cui ero comunque l'ultimo a mettere le mani (e inevitabilmente saltava fuori qualcosa, cribbio!). In futuro credo vedrete ricomparire i loro nomi tra i ringraziamenti, nei miei libri.

Ho a mia volta aiutato con l'editing in un paio di occasioni, in questi ultimi anni, sebbene generalmente detesti sobbarcarmi questo ruolo, lo ammetto (quindi non chiedetemelo, per favore ^_^ ). Ma in un'occasione si trattava di uno splendido libro di mio fratello ("Le notti buie dei franchi", un eccellente affresco storico ambientato in un'epoca di cui si parla poco) e per un grande amico, Daniel Mazza (con un libro bellissimo, "Passeggiata a Sud-Est", un libro con esperienze di viaggi che, tra le altre cose, mi ha aiutato emotivamente in un periodo molto difficile della mia vita, mentre mia madre stava morendo). So quindi quanto lavoro spetti all'editor e non è creativo quanto quello dell'autore, è un ruolo "tecnico" essenziale ma che non concede lo stesso tipo di appagamento (ma lavorare su libri che ci piacciono aiuta anche quello, come è stato nel mio caso). La qualità del mio lavoro la lascio decidere a voi. Per conto mio, mi è sufficiente sapere che stanno ricevendo recensioni molto positive, segno che quantomeno non li ho deturpati. :)

Conclusione.

Non voglio tediarvi più di quanto reputi necessario, così passerò al consiglio finale: non cedete alla tentazione di rinunciare a un ruolo fondamentale come quello dell'Editor. A volte sarà rude con voi, ma lo farà sempre a fin di bene: quello dell'opera che gli avete sottoposto.

Opere citate nel testo:

Opere di Augusto Chiarle:

Le Notti Buie dei Franchi (di Duilio Chiarle):

Passeggiata a Sud-est (di Daniel Mazza):

Trainville (di Alain Voudì e altri):

Editor professionisti citati nel testo:

L'Aggiustalibri:

Sabrina Colombo:

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